Salute: questione di stile…di vita

10 domande e risposte per chi soffre di lombalgia
mag 20 2018

10 domande e risposte per chi soffre di lombalgia

1. Che cos è la lombalgia?
Partiamo innanzitutto definendo cosa sia la lombalgia: secondo la più grande banca dati di articoli scientifici (PUBMED) , si può definire come un dolore acuto o cronico presente nella regione lombare o sacrale che può essere associato ad una distorsione del sistema muscolo-legamentoso, ad uno spostamento del disco intervertebrale o ad altre condizioni.

2. Come si classifica?
Classificazione in base alla durata: acuta (fino a 3 settimane), sub acuta (da 3 settimane a 3 mesi) e cronica (oltre i 3 mesi) Classificazione in base alla causa: in questo caso si possono distinguere due tipologie, la lombalgia specifica e la lombalgia aspecifica. Nel primo caso si raggruppano tutta una serie di condizioni nelle quali è ben nota la causa che scatena il problema ed si può ritrovare con un’indagine strumentale (risonanza magnetica, TAC..) . L’esempio tipico è una discopatia con pressione sulle radici nervose. In questo caso la sintomatologia è molto precisa e ben definita con un dolore o una diminuzione della sensibilità o una debolezza nei territori dove passa il nervo compresso. Nella lombalgia aspecifica invece raramente ci sono problemi alla sensibilità o di forza agli arti inferiori ma solitamente viene descritto un dolore generale in tutta la fascia lombo sacrale (zona del bacino). Alle immagini strumentali ovvero in una lastra o in una risonanza non si evidenziano particolari criticità.

3.Quali sono i quadri clinici principali?
Cosa vogliono dire? Protrusione discale: il disco, che ha la funzione di “ammortizzare” il peso tra una vertebra e l’altra, viene spinto fuori sede, solitamente posteriormente, raramente in altre direzioni. Questo può comprimere il nervo causando disturbi della sensibilità o della forza nell’arto inferiore. (ernia con compressione nervosa)
 
Assottigliamento vertebrale: condizione nella quale si verifica un assottigliamento dello spazio tra una vertebra e l’altra. Questa situazione può causare ricadute o meno sul disco posto tra le due vertebre. E’ una condizione molto comune dopo una certa età.
4. Quante persone ne soffrono?
Uno studio svolto dalla WHO (World Health Organization) dal titolo Global Burden of Disease Study si sono analizzate diverse problematiche cause di malattia, di invalidità o di morte prematura. La lombalgia in questa graduatoria, occupava i primissimi posti. Si stima che la prevalenza di mal di schiena aspecifico sia del 60/70% nei paesi industrializzati con un picco tra i 35 e i 55 anni.

5. Quando rivolgersi ad un medico?
Nella maggior parte dei casi il mal di schiena è causato da contratture muscolari che si risolvono spontaneamente nel giro di una/due settimane. Al persistere del dolore è consigliabile un consulto. Situazioni che vanno indagate subito sono dolori forti durante la notte che non sono modificabili dalla posizione. Un’altra condizione che va indagata è il mal di schiena che irradia agli arti inferiori, che non migliora col passare delle settimane.

6. Quali sono i principali interventi terapeutici?
Chiaramente il trattamento è deciso in base alla causa del problema. Se la lombalgia è causata da contratture muscolari si va a decongestionarle attraverso massoterapia, Tecarterapia… Se invece la causa è un disequilibrio muscolare con eventuale debolezza della muscolatura si propongono una serie di esercizi di rinforzo non stressanti per la colonna. Tipicamente una debolezza della muscolatura addominale e glutea, associata ad un accorciamento dei muscoli posteriori dell’arto inferiore predispongono a problematiche vertebrali. Se la causa è una compressione nervosa si valuta l’entità, la sintomatologia e solitamente prima si decongestiona la zona dolorante, si consigliano posizioni di apertura del forame compresso da dove passa il nervo (load off) e si propongono esercizi che favoriscano un buon supporto alla colonna. In caso di persistenza del dolore senza miglioramenti si valuta l’intervento chirurgico.




7. Risonanza magnetica, TAC, ecografia o radiografia?
Anche qui è fondamentale una buona indagine clinica per capirne la causa. L’ecografia indaga i tessuti molli e difficilmente può risultare utile in questa patologia, la TAC da un’immagine più di insieme, la radiografia può mostrare l’allineamento della colonna, eventuali fratture ossee e l’assottigliamento intervertebrale. La risonanza magnetica è l’esame più completo e mostra con la maggior precisione lo stato di salute dei dischi intervertebrali.

8. La risonanza indica numerosi assottigliamenti vertebrali, devo preoccuparmi?
Come spiegato la risonanza è uno strumento molto prezioso nell’indagine ma bisogna considerare due importanti fattori. Il primo è che facendo una risonanza magnetica a 100 persone, un’altissima percentuale (circa il 90%) mostrerebbe delle alterazioni che risultano essere “normali” dopo i 50/60 anni, se non anche prima. Non bisogna allarmarsi ma mostrare l’esame ad uno specialista che ne valuterà l’entità. Il secondo fattore è che non c’è sempre una relazione diretta e proporzionale tra quello che mostra l’esame strumentale e la sintomatologia. Ci sono delle persone che scoprono casualmente di avere per esempio una protrusione discale ma non hanno mai avuto nessun dolore o deficit funzionale. Risulta pertanto necessario e fondamentale che ad un’analisi strumentale segua una seria interpretazione dello specialista.

9. Nel momento in cui ho male, è meglio stare a letto e riposarsi, svolgere le attività della vita quotidiana oppure svolgere attività fisica? Meglio ghiaccio o caldo?
In questa direzione la medicina è sempre più unita e convinta nel sottolineare che bisogna rimanere il più attivi possibili, “stay active”. La mancanza di movimento ha tutta una serie di ricadute negative come la perdita di forza e la perdita di elasticità muscolare. Rimane poi importante sottolineare che il riposo sia fondamentale (specialmente nel momento più acuto) ma bisogna cercare di svolgere tutte le attività che non esasperino il dolore. L’applicazione di caldo o freddo risulta ancora oggi essere un argomento di discussione ma si delineano due situazioni distinte. Nel caso di problematiche di colonna (lombare e cervicale) risulta essere favorevole e decontratturante l’applicazione di fonti di calore.

10. Ci sono delle strategie per prevenire il mal di schiena?
Certamente sì! Il primo consiglio che viene solitamente dato è il calo ponderale ovvero la perdita di peso. Il sovrappeso rappresenta ovviamente un aumento del carico su tutte le articolazioni, compresa la colonna. Inoltre, un accumulo di grasso nella zona addominale comporta delle forze di taglio anteriori che favoriscono uno stress a livello dei dischi che tendono ad essere spinti verso le radici nervose posteriori. Come già accennato precedentemente una debolezza di addominali, glutei, muscoli della colonna e una retrazione della catena posteriore della gamba risultano predisponenti. Anche la postura errata è da correggere. In particolare per chi passa numerose ore lavorative seduto è consigliabile fare due passi ogni ora, non tenere posture prolungate per troppo tempo oltre che un corretto allineamento. Nel movimento di sollevamento di pesi, utilizzare la forza degli arti inferiori senza piegare eccessivamente la colonna, come mostrato in figura.
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